Passo (più tardi)

 

 

Questo vuoto riempie le mie giornate
come un paradosso sempre nei paraggi
neanche fosse un calciatore pronto a fare rete
e invece si limita a guardarla
dalla traversa
di una strada senza vie d’uscita né di fuga
ed io che corro corro corro
sul posto
senza muovermi di un passo
più tardi
mi aspetto, molto
e non arrivo mai
ché questo vuoto riempie le mie giornate.

Attimi di sabbia

Attimi che se ne vanno
Prima ancora di averli davvero compresi
o semplicemente presi

Granelli di sabbia

. ..    .     .
. ..  .   .
.  .    .. .

Che non saranno mai miei
né del mare che li guarda
(crede)
ogni giorno

Svuoto la memoria
Per giustificare i vuoti che arrivano in automatico
Come da manuale
Quello che dovrei scrivere
E poi distribuire a chi dice di non capirmi o a chi ha la pretesa di conoscermi

Non so, no.
(io)
Forse riavvolgo il nastro della mia vita
Solo per guardarmi
“Replay it again, Sam”

Come se avessi il coraggio di vedere tutti i film
In cui ho solo fatto da comparsa
O scompar(Puff!)

Il ciclo(pe) della vita

Mai affezionarsi a Nessuno, Polifemo.
Ché nessuno si affezionerà mai a te.
E tu ci resterai male.
E resterai solo.
Solo con i tuoi pensieri.
Pure oggi.
E pure domani.
È la vita.
E tu non puoi farci niente.
Ha già fatto tutto lei a te.
Tutto quello che non volevi.
Tutto quello che non ti aspettavi.
E la delusione è tutto quello che ti resta.
Tra(le)dita.
Non pensarci più.
O almeno provaci.
Chiudi un occhio, Polifemo.
(Ops!)

Sono fuori? Controllo.

Sono fuori di me.
Ogni tanto ne sento il bisogno.
Di uscire.
Di uscirmi (ma sì, lasciatemi dire così).
Vado a fare un giro, mi son detta.
Alla larga.
Da tutto.
E da Titti.
Giusto per vedere che effetto fa.
Guardarsi dal di fuori.
Vedere come mi vedono gli altri.
E’ divertente.
E’ la mia vita, quella laggiù.
Guarda un po’ che tipa strana che sono.
E che tipe strane che ci sono tutte dentro la stessa me.
Ora allegra.
Un minuto dopo tristissima.
E poi serena.
Rassegnata, forse.
Ma viva, ancora viva, malgrado tutto.
Malgrado tutti quelli che la vorrebbero diversa.
O che la vorrebbero, magari, sempre e solo felice.
Eh.
Provo ad avvicinarmi, ma ho paura di essere riconosciuta.
Forse è solo paura di riconoscermi, in lei.
Allora faccio le presentazioni:
“Ciao, sono Titti, ci conosciamo?”
“Sì, proviamo a conoscerci.
Entra dentro. E prendiamo un po’ di te.
E di me.”

Sono una bastafeste

Tutti a pensare alle vacanze.
Alle ferie.
Alle feste.
Io, invece, no.
Ma anche sì.
Cioè, non so.
La festa mi infesta.
E mi annoia.
Io penso molto di più quando ho meno tempo.
Per me e per gli altri.
Se mi sto stretta, cerco di uscire.
E allora faccio,
penso,
dico,
amo,
vivo.

Ma se c’è troppo spazio (e tempo) mi muovo male.
O non mi muovo affatto.
Sono pigrissima anche quando penso.
E chi mi accidia a me?

Quindi: basta feste!
Torniamo tutti a lavoro.
Sì, ora starete pensando: “E tornaci tu!”
Va bene, ok.
Chiedo aiuto ai miei amici a quattro zampe.
Organizzo una pet-izione.
E poi vedrete.
Lascerò un segno.
Un’impronta.
Forse più di una.
(i miei amici animali mi hanno lasciato un ricordo. Io l’ho pestato. Ecco)

Beh, basta
Ritorno in me.
Così mi sto stretta.
E cerco di evadere.

(lo so: ho una strana evasione della vita, io)