2017, ti stiamo aspettando.

Il nuovo anno è alle porte
e quello vecchio fa di tutto per intralciargli l’ingresso
eppure
dovrebbe essere felice di andar via
ché non ci ha amato poi tanto, no?
tra guerre, morte di gente famosa e gente comune (‘a livella, Toto’ caro),
attentati nel nome di un Io più grande del dio invocato,
terremoti, alluvioni e disastri di ogni genere
beh, non si può proprio dire che quest’anno ci abbia tanto amati,
forse armati,
armati di pazienza o rassegnazione o.
Ecco, io mi aggrappo a quell’o,
che è pur sempre l’inizio di un timido ottimismo
per il nuovo anno
quello che verrà (diceva Dalla)
quello che verrà domani (è un altro giorno, diceva Miss O’Hara)
quello, proprio quello che tutti stiamo aspettando
più di Godot (che ha chiamato per dire che farà tardi pure stavolta).
Ma il nuovo anno lo vogliamo tutti
e lo vogliamo diverso.
E già lo amiamo un po’, vero?
Allora auguri,
di buon anno
e di buon a noi.

E’ finito il 2015 (salvo complicazioni)

Di questo 2015 io

salvo le emozioni, quelle forti, che mi hanno scossa, nel bene e nel male;
salvo i sorrisi, quelli incontrati per caso, ma tanto tanto sentiti;
salvo le mani, piccole e grandi, che mi hanno accarezzata nei momenti di difficoltà;
salvo le mie paturnie, compagne di un viaggio iniziato anni fa;
salvo il mio piano, che con note dolcissime, a volte dolenti, mi ha saputo consolare;
salvo il mio libro sul comodino, porta d’accesso per un mondo parallelo;
salvo le lacrime, di gioia e di dolore, che come acqua hanno innaffiato il mio cuore;
salvo le fusa del gatto che già c’era e di quello che è arrivato qualche mese fa;
salvo il mio disordine, che mi ha fatto ritrovare quello che credevo perduto;
salvo le canzoni, quelle che mi hanno fatto ballare davanti allo specchio come una ragazzina;
salvo me, quella che ho odiato e poi amato e poi odiato di nuovo, in un loop senza fine.
Salvo complicazioni.
Le mie.

Odio le file

Mi sono alzata presto stamattina, per dare uno sguardo a questo nuovo anno. 
Sì, un po’ lo avevo visto ieri sera, allo scoccare della mezzanotte, ma c’era un tale frastuono di botti e risposte che non c’avevo capito poi molto. Allora avevo chiuso la finestra con la tacita promessa di alzarmi presto e guardare questo 2015 senza distrazioni di sorta.

E invece niente.
C’era già la fila, stamattina.
E io ODIO le file.
Ho provato a capire se ci fosse anche solo una remota possibilità di vedere la fine, di quella fila, ma non c’era, no. 
C’era, invece, un sacco di gente che parlava e parlava e parlava, fastidiosa quasi più dei botti di poche ore prima. E diceva che sì, sarà un anno fantastico, vedrai, ma no, è già iniziato da schifo, così come è finito, e chissà se troverò lavoro, dai, pensa alla salute e auguri per un anno sereno, anche a te e famiglia, e blablabla.
Ma io non avevo in mente tutto questo.


Meglio sarebbe stato, allora, restarsene a letto, mi sono detta.

 Avrei potuto provare ad immaginare, magari sognare, un anno diverso, più allegro, colorato, come un cartone animato da buoni propositi.


Invece testona che sono!

Dovevo alzarmi presto, io.


Dovevo guardare con gli occhi veri e non con quelli della mente, io.
Dovevo osservare, analizzare, sperimentare e poi trarre le mie conclusioni su questo nuovo inizio, io.
Eh.
Ma c’era già la fila.
E io ODIO le file.
“Serviamo il numero…”
No, aspetta, forse tocca a me.
Sì, ecco. Tocca a me dire.
Dunque… ecco… no, dico…
Lo sapevo.
Non so più cosa dire.
Non sono ancora pronta.
E’ troppo presto.
Non me la sento di sputare sentenze su ciò che non conosco.
Ed io questo 2015 non lo conosco ancora.
E neanche voi altri lo conoscete ancora.
Allora disperdiamoci, su.
Lasciamo perdere la fila.
Lasciamo perdere questo insensato blablabla che non porta a niente.
Facciamo entrare questo povero anno appena arrivato e vediamo cosa fa.
Intanto io prendo il numerino, per il 31 dicembre.
Così sarò la prima a parlare dell’anno appena passato.
Sarò la prima della fila.
(perché io ODIO le file – l’ho già detto?)