Attimi di sabbia

Attimi che se ne vanno
Prima ancora di averli davvero compresi
o semplicemente presi

Granelli di sabbia

. ..    .     .
. ..  .   .
.  .    .. .

Che non saranno mai miei
né del mare che li guarda
(crede)
ogni giorno

Svuoto la memoria
Per giustificare i vuoti che arrivano in automatico
Come da manuale
Quello che dovrei scrivere
E poi distribuire a chi dice di non capirmi o a chi ha la pretesa di conoscermi

Non so, no.
(io)
Forse riavvolgo il nastro della mia vita
Solo per guardarmi
“Replay it again, Sam”

Come se avessi il coraggio di vedere tutti i film
In cui ho solo fatto da comparsa
O scompar(Puff!)

Mi faccio un dramma

E lo so che sono strana.
Ora rido.
Poi piango.
Rido di nuovo.
Dovrei farla finita ma la faccio infinita.
C’è che vivo di emozioni forti.
Azioni sempre in rialzo o in ribasso.
Dovrei andare in una Spa, per recuperare la forza delle mie azioni.
Ma tanto non servirebbe a niente.
Una volta fuori mi ritroverei dentro di nuovo.
Come se ne esce?
Non c’è via d’uscita.
Eppure continuo a gridare: “Fuori!”
Ma nessuno risponde a quel nome.
Eh, l’importanza di chiamarsi Fuori.
Dovrei farci un film dei miei.
Roba da Oscar.
Wilde.

[Ok. Esco. Di scena.]

Dottore, Avvocato, Conte, Marchese, Duca, … <—– [titoli di coda]

In prima visione

E improvvisamente scopro che tu hai una vita al di fuori di qui.
Qui è qui.
Il mio cuore è qui.
E tu non sei qui.
Sei la proiezione dei miei desideri e delle mie illusioni, ma non sei qui.
E sì che me ne faccio film io.
Ma che me ne faccio poi?
“Li puoi rivedere quando vuoi.”
“Ti ci puoi immedesimare come vuoi.”
“Li puoi…”
Vabbè, ho capito.
Basta con queste repliche.
E poi in testa ho una multisala, io.
E stasera, in sala 1, danno un film in prima visione assoluta.
Non posso certo mancare alla prima.
Di una lunga serie.
Magari potrei proporre una serie tv.
“Ma siamo serie: chi vuoi che prenda in considerazione i nostri film girati in casa su pellicola domopak?”
Scusa.
Parlavo col cast.
“Sì e tu sei la diva: cast diva. Ma facci il piacere!”
“Beh, quello è tutto mio. E di certo non lo faccio a voi.”

S’è fatta sera.
Chiudo le tende.
O, come dicono gli inglesi, the end.