E’ finito il 2015 (salvo complicazioni)

Di questo 2015 io

salvo le emozioni, quelle forti, che mi hanno scossa, nel bene e nel male;
salvo i sorrisi, quelli incontrati per caso, ma tanto tanto sentiti;
salvo le mani, piccole e grandi, che mi hanno accarezzata nei momenti di difficoltà;
salvo le mie paturnie, compagne di un viaggio iniziato anni fa;
salvo il mio piano, che con note dolcissime, a volte dolenti, mi ha saputo consolare;
salvo il mio libro sul comodino, porta d’accesso per un mondo parallelo;
salvo le lacrime, di gioia e di dolore, che come acqua hanno innaffiato il mio cuore;
salvo le fusa del gatto che già c’era e di quello che è arrivato qualche mese fa;
salvo il mio disordine, che mi ha fatto ritrovare quello che credevo perduto;
salvo le canzoni, quelle che mi hanno fatto ballare davanti allo specchio come una ragazzina;
salvo me, quella che ho odiato e poi amato e poi odiato di nuovo, in un loop senza fine.
Salvo complicazioni.
Le mie.

Englishman in New York

Sting-Englishman-In-New-York

Mi faccio tanti film.
E sono film fatti in casa.
Su pellicola domopak.
Ma mi dicono dalla regia che devo smettere di farmi tutti questi film.
E lo dicono a me.
Sì, a me.
Che ho già scelto pure la colonna sonora.
Brani di ogni genere.
Protagonisti, essi stessi, del mio passato.
E del mio presente.
Jazz, pop, bossa…
C’è sempre una musica che bossa alla mia porta.
E che mi porta via con sé.
E con tutti i miei “se”.
E questa sera il mio film è in bianco e nero.
Come i due colori che sento dentro, da sempre.
Buio e luce.
Metto sempre le cose in chiaroscuro, io.
Per godere meglio dei contrasti.
Come quelli che sa regalare una città che ho nel cuore: New York.
Città in bianco e nero descritta, disegnata, in questa poesia che amo:

Alla giovane cassiera di Sbarro, Times Square, NYC
[di R. Uberti in Tetralogia Newyorkese]

È un’ora di pranzo credo come tutte le altre
sulla prua di Times Square orientata a nordovest
e tu hai un sorriso da gallina sventrata mentre infili la mia cartadicredito
dentro un paio di labbra di plastica e mi dici tenkiù.
Ho un vassoio con un po’ di pasticcio di pasta e del pollo
credo oramai arrugginito. Tra un attimo siederò a un tavoletto
addosso a una vetrina dove mi sento in faccia alla folla.
E tu intanto dirai altri dieci e poi dieci e poi dieci tenkiù
a chi compra il tuo pollo oramai arrugginito.
In faccia a tutta la folla che cosparge ricopre la prua di Times Square
in piena navigazione verso porti mai visti
sei soltanto la piccola buccia
di una vecchia banana gettata su un marciapiedi esigente.

(E in sottofondo Sting se la canta – e ce le canta)
“Be yourself, no matter what they say”

Note(voli) – Coldplay “Magic”

Non un video.
Un corto.
Per chi è a corto di magia.
E di amore.
Ché l’amore è magia.
E ti appare proprio quando meno te l’aspetti.
E tu sorridi, come un bimbo che non crede ai suoi occhi.
Forse è solo un trucco.
Ma quel bimbo non lo sa.
E’ magia.
Ecco cos’è.