Attimi di sabbia

Attimi che se ne vanno
Prima ancora di averli davvero compresi
o semplicemente presi

Granelli di sabbia

. ..    .     .
. ..  .   .
.  .    .. .

Che non saranno mai miei
né del mare che li guarda
(crede)
ogni giorno

Svuoto la memoria
Per giustificare i vuoti che arrivano in automatico
Come da manuale
Quello che dovrei scrivere
E poi distribuire a chi dice di non capirmi o a chi ha la pretesa di conoscermi

Non so, no.
(io)
Forse riavvolgo il nastro della mia vita
Solo per guardarmi
“Replay it again, Sam”

Come se avessi il coraggio di vedere tutti i film
In cui ho solo fatto da comparsa
O scompar(Puff!)

E’ finito il 2015 (salvo complicazioni)

Di questo 2015 io

salvo le emozioni, quelle forti, che mi hanno scossa, nel bene e nel male;
salvo i sorrisi, quelli incontrati per caso, ma tanto tanto sentiti;
salvo le mani, piccole e grandi, che mi hanno accarezzata nei momenti di difficoltà;
salvo le mie paturnie, compagne di un viaggio iniziato anni fa;
salvo il mio piano, che con note dolcissime, a volte dolenti, mi ha saputo consolare;
salvo il mio libro sul comodino, porta d’accesso per un mondo parallelo;
salvo le lacrime, di gioia e di dolore, che come acqua hanno innaffiato il mio cuore;
salvo le fusa del gatto che già c’era e di quello che è arrivato qualche mese fa;
salvo il mio disordine, che mi ha fatto ritrovare quello che credevo perduto;
salvo le canzoni, quelle che mi hanno fatto ballare davanti allo specchio come una ragazzina;
salvo me, quella che ho odiato e poi amato e poi odiato di nuovo, in un loop senza fine.
Salvo complicazioni.
Le mie.

In crisi (a/r)

Lo sapevo: sono andata in crisi.
Facile per me andare in crisi, eh.
Il mio nome contiene la parola crisi da sempre.
E allora vado e torno come in un viaggio senza fine
e senza meta
basta una parola, o un pensiero o anche meno e
vado in crisi
d’identità?
anche
esistenziale?
forse
ogni crisi ha il suo perché
anzi, il mio
tanto per ribadire l’idea del possesso
e del controllo
che non ho su di me
figuriamoci sugli altri
sono fuori? controllo
e voi fatemi andare in crisi
in santa pace
mi accontento pure di una pace profana, se è per questo
se invece è per quello non mi accontento, no
e vado in crisi
preparo la valigia, poche cose
tanto vado e torno
e poi ci ritorno
“ma invece di andare in crisi, perché non vai in analisi?”
non conosco la strada.
“Google maps?”

Mi faccio un dramma

E lo so che sono strana.
Ora rido.
Poi piango.
Rido di nuovo.
Dovrei farla finita ma la faccio infinita.
C’è che vivo di emozioni forti.
Azioni sempre in rialzo o in ribasso.
Dovrei andare in una Spa, per recuperare la forza delle mie azioni.
Ma tanto non servirebbe a niente.
Una volta fuori mi ritroverei dentro di nuovo.
Come se ne esce?
Non c’è via d’uscita.
Eppure continuo a gridare: “Fuori!”
Ma nessuno risponde a quel nome.
Eh, l’importanza di chiamarsi Fuori.
Dovrei farci un film dei miei.
Roba da Oscar.
Wilde.

[Ok. Esco. Di scena.]

Dottore, Avvocato, Conte, Marchese, Duca, … <—– [titoli di coda]

Girini di parole

Scrivo?
Non scrivo?
Eppure ho voglia di scrivere.
Ma non ora.
Non posso.
Non ho tempo.
Da perdere.
Dietro alle mie paturnie.
Magari mi metto davanti.
E aspetto che passino.
Eh.
Passata una, ne arriva sempre un’altra.
E mille parole pronte pronte lì a cadere, una dietro l’altra.
Parole effetto domino.
Domino parole ad effetto.
O almeno così credo.
Parole che danno voce ai miei pensieri.
Pensieri.
Pensoggi.
Penso pure domani.

[pensieri in movimento.
Molly Bloom mi fa un baffo.
Io e i miei girini di parole.
Sì, girini.
Rane in divenire.
Parole salterine – ma non saltuarie.]