Riflessioni in una giornata marrone

Voglio scappare da tutto e da tutti.
Ma prima di tutto voglio scappare da me.

E non voglio fare più niente.

Non voglio scrivere, ché non ne sono capace.
Non voglio parlare, ché non ne sono capace.
Non voglio pensare, ché non ne sono capace.

E non mi sto piangendo addosso, ché non ho più lacrime.

Sono arrabbiata col mondo e con me, che di questo mondo non mi sento parte.

E vorrrei urlare, ma non ho più voce.

Mi sento vuota.
Vacante.
Una vacante che ha bisogno di una vacanza.
In giro da qualche parte.
Vagante.

In fondo di me ho sempre detto di essere una femmina vagante.
Ultimamente più mina.
Avrei tanto voluto trasformare quella carica esplosiva che è in me in una matita, capace di (de)scrivere sogni, speranze, desideri inespressi.

E invece no.

Sto scoppiando.
Forse è già accaduto.
Vedo pezzi di me ovunque.
E non so raccoglierli.
Non so aiutarmi.

Perché so bene che l’unica persona in grado di salvarmi è dentro di me.
Ma non la trovo.
Non mi trovo.
E se mi trovo, mi trovo male.

E faccio male a chi mi è vicino.

Mi dispiace di tutto.
Mi dispiace di me.

Sono una donna complicata.
E complicante.