In crisi (a/r)

Lo sapevo: sono andata in crisi.
Facile per me andare in crisi, eh.
Il mio nome contiene la parola crisi da sempre.
E allora vado e torno come in un viaggio senza fine
e senza meta
basta una parola, o un pensiero o anche meno e
vado in crisi
d’identità?
anche
esistenziale?
forse
ogni crisi ha il suo perché
anzi, il mio
tanto per ribadire l’idea del possesso
e del controllo
che non ho su di me
figuriamoci sugli altri
sono fuori? controllo
e voi fatemi andare in crisi
in santa pace
mi accontento pure di una pace profana, se è per questo
se invece è per quello non mi accontento, no
e vado in crisi
preparo la valigia, poche cose
tanto vado e torno
e poi ci ritorno
“ma invece di andare in crisi, perché non vai in analisi?”
non conosco la strada.
“Google maps?”

Chiuso per volo. Torno subito.

Quasi quasi scrivo qualcosa.
Così.
Mentre sto facendo altro.
Come a dimostrare, a me stessa, che posso scrivere quando più ne ho voglia.
Anche quando non posso.
È il mio modo di dirmi che non sono in gabbia.
O, meglio, che della mia gabbia ho le chiavi.
E se ogni tanto mi vien voglia di volare lo posso fare.
Basta aprire.
Basta aprirsi.
E tutto verrà da sé.
Anche le ali.
Quelle che non vedo quando sono in gabbia.
Spazio troppo stretto per riuscire a guardarsi le spalle.
Eppure le sento prudere.
Le mie ali prudenti.
Che sanno bene quando bussarmi alle spalle ed invitarmi a volare.
Come ora.
Qui.
Ecco.
Bene così.
Ho volato abbastanza.
(((torno in gabbia)))

Torno subito

Vado al massimo.
Ma torno subito.
Come minimo.
Non potrei restare lì a lungo.
Non ci sono abituata.
Però mi piace.
Andare al massimo, dico.
C’è da stare bene, lì.
E’ tutto così allegro, vivo, divertente.
No.
Non posso permettermelo.
Non sempre.
Ma ogni tanto mi piace andarci, sì.
Al massimo torno subito.
Dopo.