Disegnando ad occhi aperti

Disegnare
è un sogno
da sempre
per me che non so tenere in mano una matita
o, forse, è la matita che snobba la mia mano.
Dammi una mano, tu, disegnatore dei miei pensieri
e dei miei stivali
come il gatto che sa sempre cosa fare
e dove andare
in giro per i tetti altrui
tanto chi vuoi che se ne accorga?
Solo la luna
Ah, sì.
Lei vede tutto
e tutti
anche noi
noi chi?
Noi due
e tre
e quattro
e cinque
e basta
siamo troppi
come questi pensieri
che non hanno capo né coda
perché non hanno corpo
di mille balene
su spiagge affollate di venditori ambulanti
e senza più conchiglie
da portare all’orecchio di un bambino
che vuole sentire il mare
il mare di vivere qui
lontano da occhi indiscreti
e da cuori impiccioni
e da matite snob che non vogliono darmi un segno.
Allora niente
meglio tenersi fogli bianchi
come lenzuola
su un letto sfatto
apposta per me
[per me che sono la sua mat(i)ta]

E’ già Luna

E ti guardo, Luna.
Sì, dico a te.
A te che fai finta di non vedermi.
Eppure sai che sono qui.
Come sempre.
Col naso all’insù.
Io, lunatica per eccellenza.
(“Sua Eccellenza, è arrivata la lunatica che stava aspettando”)
E guardo il mare.
Quello in cui ti specchi, tutte le sere.
E che condizioni, tutte le volte.
Una marea di alti e bassi che solo tu sai regalare.
A me e a lui.
Ed io che vorrei urlare.
Magari dovrei ululare.
Ma non ho mai veramente creduto a questa storia dell’abbaiare alla luna, no.
Al massimo potrei miagolare.
E poi fare le fusa.
Io, fusa (che già sono).
Ma stasera no.
Ti chiamerò accendendo un fuoco vicino a me.
Lo falò per te.
Per te che ami l’acqua, ma anche il fuoco.
Per te che sei parte di me.
Per te che improvvisamente appari in cielo e penso: “E’ già Luna.”
S’è fatto tardi.
E’ ora d’andare.
A sognare.

[dicembre 2013 – La Pazza per GallizioLab]