L’amore è un jeans

 

I jeans.
Sono lì, in vetrina.
Ti guardano.
Ti guardi e pensi: sono perfetti per me!
Li compri.
Mai della taglia giusta, ma ti convinci che
“tanto poi cedono” e quella che cede sei tu.
Arrivi a casa.
Vuoi metterli.
Stretti da morire (tanto poi cedono, ti ripeti come un mantra, mantra li indossi)
Ecco! Bellissimi!
Esci a farci un giro.
Domani li rimetti, sono troppo belli!
Ma anche dopodomani.
E al quarto gior… no.
Hanno ceduto troppo (te l’avevo detto, no? Tanto poi cedono).
Ma così è davvero troppo.
Non ti piacciono proprio.
Non sono più quelli belli in vetrina.
Quelli che hai comprato tuttacontenta.
No.
Non più.

Ecco.
L’amore è un jeans.

Passo (più tardi)

 

 

Questo vuoto riempie le mie giornate
come un paradosso sempre nei paraggi
neanche fosse un calciatore pronto a fare rete
e invece si limita a guardarla
dalla traversa
di una strada senza vie d’uscita né di fuga
ed io che corro corro corro
sul posto
senza muovermi di un passo
più tardi
mi aspetto, molto
e non arrivo mai
ché questo vuoto riempie le mie giornate.

Attimi di sabbia

Attimi che se ne vanno
Prima ancora di averli davvero compresi
o semplicemente presi

Granelli di sabbia

. ..    .     .
. ..  .   .
.  .    .. .

Che non saranno mai miei
né del mare che li guarda
(crede)
ogni giorno

Svuoto la memoria
Per giustificare i vuoti che arrivano in automatico
Come da manuale
Quello che dovrei scrivere
E poi distribuire a chi dice di non capirmi o a chi ha la pretesa di conoscermi

Non so, no.
(io)
Forse riavvolgo il nastro della mia vita
Solo per guardarmi
“Replay it again, Sam”

Come se avessi il coraggio di vedere tutti i film
In cui ho solo fatto da comparsa
O scompar(Puff!)

E’ finito il 2015 (salvo complicazioni)

Di questo 2015 io

salvo le emozioni, quelle forti, che mi hanno scossa, nel bene e nel male;
salvo i sorrisi, quelli incontrati per caso, ma tanto tanto sentiti;
salvo le mani, piccole e grandi, che mi hanno accarezzata nei momenti di difficoltà;
salvo le mie paturnie, compagne di un viaggio iniziato anni fa;
salvo il mio piano, che con note dolcissime, a volte dolenti, mi ha saputo consolare;
salvo il mio libro sul comodino, porta d’accesso per un mondo parallelo;
salvo le lacrime, di gioia e di dolore, che come acqua hanno innaffiato il mio cuore;
salvo le fusa del gatto che già c’era e di quello che è arrivato qualche mese fa;
salvo il mio disordine, che mi ha fatto ritrovare quello che credevo perduto;
salvo le canzoni, quelle che mi hanno fatto ballare davanti allo specchio come una ragazzina;
salvo me, quella che ho odiato e poi amato e poi odiato di nuovo, in un loop senza fine.
Salvo complicazioni.
Le mie.

Odio le file

Mi sono alzata presto stamattina, per dare uno sguardo a questo nuovo anno. 
Sì, un po’ lo avevo visto ieri sera, allo scoccare della mezzanotte, ma c’era un tale frastuono di botti e risposte che non c’avevo capito poi molto. Allora avevo chiuso la finestra con la tacita promessa di alzarmi presto e guardare questo 2015 senza distrazioni di sorta.

E invece niente.
C’era già la fila, stamattina.
E io ODIO le file.
Ho provato a capire se ci fosse anche solo una remota possibilità di vedere la fine, di quella fila, ma non c’era, no. 
C’era, invece, un sacco di gente che parlava e parlava e parlava, fastidiosa quasi più dei botti di poche ore prima. E diceva che sì, sarà un anno fantastico, vedrai, ma no, è già iniziato da schifo, così come è finito, e chissà se troverò lavoro, dai, pensa alla salute e auguri per un anno sereno, anche a te e famiglia, e blablabla.
Ma io non avevo in mente tutto questo.


Meglio sarebbe stato, allora, restarsene a letto, mi sono detta.

 Avrei potuto provare ad immaginare, magari sognare, un anno diverso, più allegro, colorato, come un cartone animato da buoni propositi.


Invece testona che sono!

Dovevo alzarmi presto, io.


Dovevo guardare con gli occhi veri e non con quelli della mente, io.
Dovevo osservare, analizzare, sperimentare e poi trarre le mie conclusioni su questo nuovo inizio, io.
Eh.
Ma c’era già la fila.
E io ODIO le file.
“Serviamo il numero…”
No, aspetta, forse tocca a me.
Sì, ecco. Tocca a me dire.
Dunque… ecco… no, dico…
Lo sapevo.
Non so più cosa dire.
Non sono ancora pronta.
E’ troppo presto.
Non me la sento di sputare sentenze su ciò che non conosco.
Ed io questo 2015 non lo conosco ancora.
E neanche voi altri lo conoscete ancora.
Allora disperdiamoci, su.
Lasciamo perdere la fila.
Lasciamo perdere questo insensato blablabla che non porta a niente.
Facciamo entrare questo povero anno appena arrivato e vediamo cosa fa.
Intanto io prendo il numerino, per il 31 dicembre.
Così sarò la prima a parlare dell’anno appena passato.
Sarò la prima della fila.
(perché io ODIO le file – l’ho già detto?)

l’accentiamo?

Ma uffa!
Possibile che quando mi rileggo trovo sempre qualcosa che non va?
Figurati quando mi rilego.
Come libro, dico.

Dunque.
Ho letto, ieri, mentre scrivevo.
Sì, scrivo di getto, ma non getto mai.
Nella spazzatura.
Ché quello che scrivo lì starebbe proprio bene.
Sarebbe l’unico modo per me di fare la differenza come scrittrice.
“Hai visto la Pazza? Lei sì che si è differenziata! Nella carta…”

Dicevo.
Leggo e che ti trovo?
Una e con un accento in più!
E li mi accento io.
Di rabbia!
Se ci fosse stato Gerry Scotti questo non sarebbe accaduto.
Me lo avrebbe fatto notare.
Avrebbe detto:
“La Pazza, è la tua risposta definitiva? L’accentiamo?”
E io avrei detto: “No!”
E tutto sarebbe andato a meraviglia.
Invece Gerry non c’era.
Mi hanno detto che era a casa con la febbre.
Gerry, scotti?

(Uffa!)

The Very Inspiring Blogger Award (dite a me? ma siete pazzi?)

Beh, davvero questa non me l’aspettavo.
Mi aspetto tante cose che non arrivano mai, ma in fondo le cose più belle sono sempre quelle che ti sorprendono, quando pensavi di non riuscire più a provare lo stupore di un bambino con un enorme scatola infiocchettata tra le mani e…
Sì, sì.
Mi sto dilungando (tanto per cambiare), ma tutto questo per ringraziare una persona speciale che ha nominato me (dico me!) tra tanti grandi bloggers.
Parlo di Lara (dice no), la più bella sfumatura di blu mai conosciuta. (http://laradiceno.wordpress.com/).

Le regole del premio sono

1. Ringraziare il/la blogger che vi ha nominato.
2. Elencare le regole e visualizzare il logo del premio.
3. Condividere 7 fatti su di voi.
4. Nominare 15 blogger e notificargli la nomination.

Ai primi due punti ho già messo un punto.
Passiamo al terzo:
Sette cose su di me.
Sette, dico.
Se te dico che ci devo pensare?
Forse no.
Ché se penso è peggio.

1. Come potete leggere, non sono di poche parole.
Ma se dico una cosa, sono di parola.
Insomma, amo giocare con le parole.
Mi diverto, proprio.
Le giro e rigiro in un girotondo infinito.
Chi mi conosce sa: ad ogni parola corrisponde una controparola uguale e contraria.

2. Sono dei gemelli. Sì, sono proprio dei gemelli quelli che mi abitano. Non so quanti, ma di certo gemelli. Il mio oroscopo ci ha preso, devo dire. Mai una volta che riesca ad andare d’accordo con me stessa. Davanti ad un bivio ci sto ore e poi, improvvisamente, senza una ragione (forse per pura follia), decido di intraprendere un terzo sentiero, quello che non avevo visto prima, quello che forse neanche esiste, ma quello che, alla fine, tocca proprio a me percorrere.
(per correre c’è tempo – cammino meglio).

3. E sì: sono pigra. Però ho anche sprazzi di iperattività che cerco di soffocare subito dopo aver capito a cosa mi stanno portando.

4. Leggo, leggo, leggo. Da poco meno di un mese ho tra le mani uno strumento bellissimo, il Kobo, un e-reader, e scarico di tutto, senza freni (tranne quelli imposti dalla mia carta di credito, che da CartaSì fa presto a divenire CartaNo e CartaadessobastacoSì).
Non sono ancora pronta ad abbandonare il cartaceo per il digitale, e forse non lo sarò mai. Mi innamoro ancora di copertine colorate (che devo sentire sotto le dita), delle pagine che profumano di nuovo, dei caratteri di stampa, del rumore della carta e tutto il resto. Ma grazie al mio e-reader ora posso portarmi ovunque un’intera libreria piena di libri di poesia, romanzi, saggi e assaggi.

5. Il mare. Chi mi segue da un po’ ha capito che il mare è parte di me.
Sono fatta così: sono fatta mare. Potrei vivere ovunque (e in effetti così ho fatto per alcuni periodi della mia vita), ma non potrei vivere senza pensare di ritornare un giorno al mio mare. Il bisogno di vederlo, tutti i giorni, è un bisogno dell’anima. Ho bisogno di conoscere il suo umore e sentire il suo rumore, per placare o assecondare le (a)mareggiate della mia vita.

6. E poi c’è la musica. Suono il piano dall’età di sei anni. E ascolto da sempre di tutto.
Classica, Pop, Jazz, Bossa… Ogni brano è colonna sonora di momenti importanti della mia vita. La mia playlist è in continuo aggiornamento. Al Jarreau cede il passo a Bill Evans che saluta suonando Sting che strizza l’occhio a James Taylor che dà il la a Sergio Caputo e tutti insieme – e tanti ancora – ogni giorno mi offrono un meraviglioso concerto privato, che io ascolto ora ballando ora piangendo ora cantando e “ora basta!” (scusate, i vicini).

7. Scrivere. Amo scrivere. E l’ho scoperto tardi. Tutta colpa di twitter, forse. Scrivere mi aiuta a capire, a studiare, ad affrontare stati d’animo con cui spesso sono in guerra. Ma è un modo per trovare anche la pace, con me stessa.

Ed ora i 15 bloggers che amo leggere:

1. Il blog di Walter Ego. Riflessioni di un ermetico, perché è sempre bene avere er metico in famiglia. (http://egowalter.wordpress.com/).
2. Il suo regno è twitter, ma nel blog “La Pompa del Cuore” Ziacoca si racconta – e ci incanta. (http://ziacoca.blogspot.it/)
3. Non le manda a dire. Io vi mando a leggerle, le parole de Laresadeitonti (http://laresadeitonti.wordpress.com/)
4. Sempre sul filo, in bilico tra l’esserci e il non esserci: il blog di Serafino Bandini. (http://erafilobandini.wordpress.com/)
5. Ti fanno a fette, le sue parole. E mi fanno affetto. Lei è Nonvedi. (http://17e17.wordpress.com/)
6. Un caleidoscopio di colori. Fumetti, FumAtti, racconti e molto ancora.(http://lybreria.altervista.org/Lybreria/)
7. Aforismi per tutti i gusti. Venghino, siori, venghino. Il blog di Fabrizio Caramagna. (http://aforisticamente.com/)
8. Ogni volta che lo leggo mi emoziono. Provate, per credermi. Stevens ed il suo blog.(http://butlerstevens.wordpress.com/)
9. Pastelli magici descrivono mondi che conosciamo bene: il blog di Marco Guzzini. (http://marcoguzzini.wordpress.com/)
10. La coach che tutti vorremmo avere come angelo custode. Lei è Paola Fantini. (http://storiedicoaching.com/)
11. Pensieri ad alta voce di un italiano a Londra. DayOffLondra. (http://dayofflondra.wordpress.com/)
12. Curi e il suo limite di dodici righe. Io ci riuscirei? No. Lui può.(http://dodicirighe.wordpress.com/)
13. Blog di poesia, con monografie di autori conosciuti e non. (http://internopoesia.wordpress.com/)
14. Mi faccio film, ma guardo anche quelli degli altri. L’Occhio del Cineasta offre ottimi consigli. (http://occhiodelcineasta.wordpress.com/)
15. Recente e bella scoperta. Emozioni in versi di Michela.(http://emozioversando.wordpress.com/)

Ora a leggere, su!

Silenzio!

È ancora troppo presto.
Per (inter)rompere un silenzio.
C’è chi abbatte il muro del suono
E chi, come te, costruisce muri di silenzio.

[silenzio] [silenzio] [silenzio] [silenzio]
[silenzio] [silenzio] [silenzio] [silenzio]
[silenzio] [silenzio] [silenzio] [silenzio]
[silenzio] [silenzio] [silenzio] [silenzio]
[silenzio] [silenzio] [silenzio] [silenzio]
[silenzio] [silenzio] { crepa } [silenzio]
[silenzio] [silenzio] [silenzio] [silenzio]
[silenzio] [silenzio] [silenzio] [silenzio]

Oh!
Ho intravisto una crepa, nel tuo silenzio.
“Ma no, sciocca, quella non è una crepa. È solo una che crepa, nel silenzio generale.”
Ah.
Come al solito non c’ho capito niente.
Spero almeno che la poverina possa crepare dalle risate.
Sai che rottura, per quel muro.

Scrittori di aforismi su Twitter, Sonopazzaio

L’importanza di essere Pazza.
(e intanto Oscar Wilde se la ride)

[ma Aforisticamente qui mi prende sul serio – e mi prende parecchio]

Nella sezione Scrittori di aforismi su Twitter, l’articolo di oggi è dedicato a @sonopazzaio (La Pazza). Nella breve nota biografica che mi ha inviato, l’autrice scrive di sé:

Parlare di me non è facile.
Figuriamoci parlare di lei.
Lei chi?
La Pazza, naturalmente.
Ovvero l’altra me che mi abita da sempre e che nel giugno del 2012 ha deciso di venir fuori a dire la sua.
Fuori di testa.
La mia testa.
Ero già su twitter con il mio nome, ma dopo qualche mese ho sentito la necessità di dar voce ad ogni mio singolo pensiero liberandolo dalla persona reale che lo scriveva.
La Pazza è un personaggio di fantasia (e la fantasia è anche un po’ il suo alibi).
Scrive paturnie e altre pazzate rispettando, senza volerlo, la doppia anima di chi la anima.
Nella bio di twitter si definisce bipolare (abita ora il Polo Sud, ora…

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