L’ultimo incontro

Non si sarebbero mai più rivisti.
Lo avevano capito da tempo, ormai.
E quello era il loro ultimo incontro.
Lo avevano rimandato tante volte.
Avevano trovato mille scuse
“Domani ho da fare”, “Il mio capo non mi ha dato un giorno di permesso”
“Mi hanno detto che venerdì arriveranno gli alieni…”
Beh, alcune erano davvero poco credibili.
Ma non per loro.
Loro che continuavano ad attaccarsi ad ogni pretesto pur di rimandare l’irrimandabile.
Ma ora era giunto il momento di salutarsi per sempre.
Come dite?
Volete sapere se si amavano?
Certo che sì.
Ma quello era il loro ultimo incontro.
Lo sapevano e basta.
“E basta” continuava a risuonare nelle loro teste.
Come il refrain di un disco rotto.
Un abbraccio.
Un ultimo bacio.
E basta.
Andando via lei disse: “Addio”.
Gli voltò le spalle, ma fece pochi passi.
Si fermò e gli chiese: “Come sono andata?”
E lui, con gli occhi ancora lucidi, “Sei andata d’addio.”

Sbagliando si muore

“Oggi mi sento particolarmente ispirata.” disse la poveretta prima di spirare.

Eh, aveva da sempre un sogno, lei.
Studiare.
Sì.
Quella cosa che si fa sui libri, a scuola.
E invece niente.
I suoi le volevano un gran bene e per questo avevano tentato in tutti i modi di tenerla lontana dalle “insidie della vita”.
Prima fra tutte la cultura.
Era una parola, quella, che nascondeva troppi metasignificati.
“Cul” e “tura”.
Mh.
“Molto meglio darsi alla coltura, degli ortaggi”, pensavano.
La loro figlia doveva essere, sì, una cima.
Una cima di rapa, per la precisione.
E c’erano riusciti benissimo.

La poveretta morì così, con tutta l’ignoranza a carico.
Senza capire la differenza tra l’essere ispirati e l’essere spirati.