La fate facile, voi.

“Scrivi”.
E’ l’invito di questo foglio bianco.
Mi dice proprio così:
“Scrivi”.
Come se fosse facile.
O come se colei che scrive fosse felice.
Fosse facile essere felice.
Invece non lo è mai.
Nemmeno quando sento che quella felicità in fondo un po’ me la merito.
Ma non riesco a godermela.
Ché non è facile nemmeno godere, eh.
Troppi freni, paletti, muri alti alti.
Provo a scalarli, io, quei muri, ma c’è sempre qualcosa (o qualcuno) che da giù mi tira la maglia.
E non mi fa arrivare in cima.
Allora mi sento straziata.
Ho l’anima a brandelli.
Il cuore sta bene, grazie.
Ma l’anima è in rianimazione.
Si rianimerà?
Non so.
So dove sono e so dove vorrei essere.
E così non mi sento in nessun luogo.
So chi sono?
E chi sono io per dirlo?
Allora forse è meglio scrivere.
Scrivere per descrivere.
I miei stati d’animo
Le mie paturnie
Le mie ansie
Le mie felicità
Le mie paure

Scrivere per descrivere me.

Eh.
Fosse facile.
Come essere felici.