Girini di parole

Scrivo?
Non scrivo?
Eppure ho voglia di scrivere.
Ma non ora.
Non posso.
Non ho tempo.
Da perdere.
Dietro alle mie paturnie.
Magari mi metto davanti.
E aspetto che passino.
Eh.
Passata una, ne arriva sempre un’altra.
E mille parole pronte pronte lì a cadere, una dietro l’altra.
Parole effetto domino.
Domino parole ad effetto.
O almeno così credo.
Parole che danno voce ai miei pensieri.
Pensieri.
Pensoggi.
Penso pure domani.

[pensieri in movimento.
Molly Bloom mi fa un baffo.
Io e i miei girini di parole.
Sì, girini.
Rane in divenire.
Parole salterine – ma non saltuarie.]

Di notti insonni


Di notti insonni ne ho piene le borse.
Degli occhi.
Intenti a guardare al buio come i gatti.
Nell’intento di capirci qualcosa.
E intanto le notti passano.
Senza darmi il piacere di portarle a letto.
E penso.
(quando vorrei sognare)
E penso più forte.
(quando dovrei dormire)
E penso penso penso…
E le notti mi passano addosso con tutto il loro peso.
Ma non mi sfiorano.
Eppure mi toccano.
Mi spettano, proprio.
Sono mie.
Non posso regalarle, né venderle.
Sono tutte mie.
Me le devo godere.
Fino alla fine.
O fino all’inizio.
Di un nuovo giorno.

(Seh, vabbè, buonanotte!)

In prima visione

E improvvisamente scopro che tu hai una vita al di fuori di qui.
Qui è qui.
Il mio cuore è qui.
E tu non sei qui.
Sei la proiezione dei miei desideri e delle mie illusioni, ma non sei qui.
E sì che me ne faccio film io.
Ma che me ne faccio poi?
“Li puoi rivedere quando vuoi.”
“Ti ci puoi immedesimare come vuoi.”
“Li puoi…”
Vabbè, ho capito.
Basta con queste repliche.
E poi in testa ho una multisala, io.
E stasera, in sala 1, danno un film in prima visione assoluta.
Non posso certo mancare alla prima.
Di una lunga serie.
Magari potrei proporre una serie tv.
“Ma siamo serie: chi vuoi che prenda in considerazione i nostri film girati in casa su pellicola domopak?”
Scusa.
Parlavo col cast.
“Sì e tu sei la diva: cast diva. Ma facci il piacere!”
“Beh, quello è tutto mio. E di certo non lo faccio a voi.”

S’è fatta sera.
Chiudo le tende.
O, come dicono gli inglesi, the end.

Autun… No!

Tutto sommato questo autunno non è poi così male.
Il sole scalda ancora.
Piove spesso, ma io ho già i miei nuvoloni nella testa e qualche temporale in più non mi spaventa.
Fa freschetto, ma tanto il mio chiodo non mi si schioda più di dosso.
E…
Come?
Come hai detto, scusa?
Non siamo in autunno?
Primavera???
Ma scherzi?
Mah.
Io una primavera che sa di autunno tendente all’inverno non me la ricordo proprio.
Dovrei essere al mare, in questo periodo.
Magari non per farci il bagno, ma di certo non dovrei essere qui a sentir freddo.
Brrr!
Questo dovrebbe essere il periodo dei barbecue non dei caminetti accesi.
Eppur si muore. Di freddo.
Ahi.
Non esisteranno più le mezze stagioni, ma di certo esistiamo noi in mezzo a stagioni poco stagionate, poco mature per il periodo.
E intanto il meteorologo di turno in tv che ripete le solite frasi:
“Temperature al di sotto delle medie stagionali.”
O al di sopra.
Ma queste medie, poi, quali sarebbero?
Domanda elementare, la mia, lo so.
Beh.
Provate a rispondere.
(intanto io mi incammino verso il camino)

E’ già Luna

E ti guardo, Luna.
Sì, dico a te.
A te che fai finta di non vedermi.
Eppure sai che sono qui.
Come sempre.
Col naso all’insù.
Io, lunatica per eccellenza.
(“Sua Eccellenza, è arrivata la lunatica che stava aspettando”)
E guardo il mare.
Quello in cui ti specchi, tutte le sere.
E che condizioni, tutte le volte.
Una marea di alti e bassi che solo tu sai regalare.
A me e a lui.
Ed io che vorrei urlare.
Magari dovrei ululare.
Ma non ho mai veramente creduto a questa storia dell’abbaiare alla luna, no.
Al massimo potrei miagolare.
E poi fare le fusa.
Io, fusa (che già sono).
Ma stasera no.
Ti chiamerò accendendo un fuoco vicino a me.
Lo falò per te.
Per te che ami l’acqua, ma anche il fuoco.
Per te che sei parte di me.
Per te che improvvisamente appari in cielo e penso: “E’ già Luna.”
S’è fatto tardi.
E’ ora d’andare.
A sognare.

[dicembre 2013 – La Pazza per GallizioLab]

Giro giro tondo

Le domeniche sono fatte apposta per annoiarsi (e per lamentarsi).
Non c’è altra spiegazione alla noia che ti assale di domenica.
Puoi uscire o spalmarti sul divano, ma tanto la noia ti prende comunque.
E ovunque.
Noi abituati alla noi abituati alla noi abituati…
Un circolo vizioso.
In cui l’aria è viziata.
Allora, per cominciare, spalanchiamo la finestra.
Cioè cominciamo partendo dalla fine(stra).
E niente.
Le parole mi affascinano sempre.
Ci crediamo capaci di giocare con loro ma, in realtà, sono sempre loro a prendersi gioco di noi.
O di noia.
E ci risiamo.
Non se ne esce da questo circolo.
E’ inutile girarci in tondo.
Tanto casca il mondo, casca la Terra e tutti giù per te (o per me).